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venerdì 10 ottobre 2014

I miti sulle cose

Polpo - Il mito del kraken

Il kraken è un mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi; il suo mito ha origini molto antiche, ma si è sviluppato soprattutto fra il Settecento e l'Ottocento, forse anche sulla base dei resoconti di reali avvistamenti di calamari giganti. Viene generalmente rappresentato come una gigantesca piovra, con tentacoli abbastanza grandi e lunghi da avvolgere un'intera nave.
In norvegese, krake indica un animale malsano o aberrante (in analogia alle forme inglesi crank e crook). In tedesco, Krake significa piovra.
Sebbene il nome kraken non appaia mai nei testi della mitologia norrena, le sue caratteristiche possono ricondursi a quelle dell'hafgufa, descritto nella Saga di Örvar-Odds e nel Konungs skuggsjá (1250). In questi testi si parla dell'hafgufa come di un mostro marino talmente grande da poter essere scambiato per un'isola quando si trovava in superficie. Questo tema (il mostro che sembra un'isola) è uno degli elementi ricorrenti principali nella tradizione sul kraken, che si sviluppò principalmente nel Settecento. Questo tema ha avuto anche sviluppi diversi, e in particolare accomuna il kraken con lo Zaratan, la balena-isola del mito di San Brendano di Clonfert.
Alcuni elementi della tradizione relativa al kraken (le bolle e gli spruzzi d'acqua dalle sue narici, le forti correnti e le violente onde provocate dai suoi spostamenti, il suo emergere come un'isola) fanno supporre ad alcuni studiosi che la versione originale del mito norreno possa essere correlata all'attività vulcanica sottomarina in Islanda.
Nel tardo Settecento iniziò a svilupparsi il mito del kraken come creatura aggressiva. Alcune varianti del mito prevedevano che il kraken affondasse le navi degli uomini corrotti, risparmiando quelle dei giusti. Sempre in questo periodo l'immagine del kraken venne a coincidere in modo sempre più netto con quella di una piovra gigante, perdendo altre caratterizzazioni menzionate da alcune fonti più antiche (come la forma di granchio o certi altri elementi che potevano accomunare il kraken alle balene). Secondo alcuni studiosi, questa evoluzione del mito potrebbe essere legata agli avvistamenti di reali calamari giganti.
Nel 1802, il malacologo francese Pierre Denys de Montfort incluse la descrizione di due specie di piovre giganti nel suo trattato enciclopedico sui molluschi, Histoire Naturelle Générale et Particulière des Mollusques. La prima specie, per cui Montfort riprese il nome "kraken", era quella descritta dai marinai norvegesi. La seconda specie aveva dimensioni ancora più impressionanti; un esemplare aveva causato il naufragio di un vascello al largo dell'Angola.


Il Polpo Paul

Il polpo Paul (in tedesco Paul der Krake) era un polpo comune che viveva in un acquario pubblico presso il centro di vita marina di Oberhausen, in Germania, e che ha conosciuto una certa notorietà internazionale in occasione dei Mondiali di calcio del 2010 quando fu utilizzato per tentare di "predire" i risultati delle partite di calcio in cui era coinvolta la Nazionale di calcio tedesca. Ad esse si aggiunse anche quella della finale non disputata dalla Germania; le "previsioni" in quell'occasione si rivelarono tutte corrette. Paul è morto nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2010 nello stesso Sea Life Center di Oberhausen.
Ha predetto le vittorie dei tedeschi contro Australia, Ghana, Inghilterra, Argentina e Uruguay, così come le sue sconfitte contro Serbia e Spagna.Per la prima volta è stato chiesto a Paul anche l'esito di una partita che non riguarda la Nazionale tedesca, ovvero la finale del Mondiale tra Paesi Bassi e Spagna: Paul si è espresso per la Spagna e anche in quest'ultimo caso ha avuto ragione, indovinando l'ottavo risultato su otto nel Mondiale. Le previsioni del polpo si sono rivelate corrette al 100% per i mondiali del 2010 (8/8). Le previsioni esatte del polpo Paul dei campionati europei (4/6) erano state del 67%. È stato citato anche da un secondo capo di governo, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, come esempio delle superstizioni dell'Occidente.
A Mondiale concluso, i suoi proprietari e la direzione dell'acquario hanno annunciato che non si sarebbero più formulate "previsioni" da parte dell'animale, sancendo di fatto il "pensionamento" di Paul.
È deceduto per cause naturali la notte del 26 ottobre 2010, all'acquario di Oberhausen dov'era custodito. Paul venne cremato, e l'urna con le ceneri esposta al pubblico dell'acquario. Il suo successore (chiamato con lo stesso nome) dovrebbe cimentarsi anch'egli nei pronostici calcistici.
A nemmeno un giorno dalla sua morte, il Comune di Campo nell'Elba ha deciso di dedicargli il nome di una via.
Il suo nome deriva dal titolo di un racconto per bambini scritto dall'autore tedesco Boy LornsenDer Tintenfisch Paul Oktopus. 



Il setaccio

Tuccia o Tuzia è stata una leggendaria vestale romana protagonista di una vicenda narrata da LivioValerio Massimo e Dionigi d'Alicarnasso.Tuccia era stata ingiustamente accusata di aver violato il voto di castità (incestum), colpa punita con una pena severissima. La vestale chiese di poter provare la sua innocenza sottoponendosi a una ordalia consistente nel tentare di raccogliere l'acqua del Tevere con un setaccio, dopo aver richiesto l'aiuto della dea Vesta. La prova riuscì e Tuccia venne ritenuta innocente.

La leggenda di Tuccia ricorre frequentemente in opere letterarie o in raffigurazioni. Fra i numerosi altri artisti che hanno raffigurato Tuccia si ricordano Domenico Corvi, Polidoro da Caravaggio, Giovan Battista Moroni, Antonio Corradini, Andrea Mantegna, Andrea Casali e Carlo Maratta.

Socrate e i tre setacci

Un giorno Socrate fu avvicinato da un uomo in piena agitazione che gli disse:
«Ascolta Socrate, ti devo raccontare qualcosa d’importante sul tuo amico.» 
«Aspetta un attimo», lo interruppe il saggio, «hai fatto passare ciò che mi vuoi raccontare attraverso i tre setacci?» 
«Tre setacci?», chiese l'altro meravigliato. 
«Sì, mio caro, vediamo se ciò che mi vuoi raccontare passa attraverso i tre setacci. Il primo setaccio è quello della verità: sei convinto che tutto quello che mi vuoi dire sia vero?»
«In effetti no, l’ho solo sentito raccontare da altri.»
«Ma allora l’hai almeno passato al secondo setaccio, 
quello della bontà? Anche se quello che vuoi raccontare non 
è del tutto vero, è almeno qualcosa di buono?» 
L’uomo rispose esitante: «Devo confessarti di no, piuttosto il contrario…» 
«E hai pensato al terzo setaccio? Ti sei chiesto a che serva 
raccontarmi queste cose sul mio amico? Serve a qualcosa?» 
«Beh, veramente no…» 
«Vedi?», continuò il saggio, «Se ciò che mi vuoi raccontare non è vero, né buono, né utile, allora preferisco non saperlo e ti consiglio di dimenticarlo»

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